Dopo un primo aggiornamento dell’impianto di illuminazione, partito nel 2018 con il passaggio da apparecchi ad incandescenza (alogene) ad apparecchi a LED, è stato promosso un piano di digitalizzazione della gestione che favorisse un ulteriore e più importante risparmio energetico e manutentivo dell’impianto, attraverso un utilizzo dell’illuminazione quando effettivamente necessario. Il museo conta su una importante presenza di visitatori, ma non mancano momenti della giornata in cui le presenze sono quasi nulle, per cui il costante funzionamento dell’impianto a pieno regime risulta oneroso. La prima difficoltà era dover intervenire sull’impianto elettrico esistente senza modificarlo. Quand’anche si fossero potuti sostituire i binari esistenti con binari DALI, sarebbe stato comunque improponibile il passaggio di BUS dati attraverso sale che si aprono all’interno di un edificio del ‘500 con muri in pietra dello spessore di 80/100cm e con poche e limitate aperture, sotto la tutela della Sovrintendenza alle Belle Arti. Il concept design consta dell’idea di una gestione adattiva rispetto alle presenze in museo: la capacità, cioè, di configurarsi in termini di intensità luminosa a seconda della presenza di persone nelle sale. In caso di assenza di visitatori, l’illuminazione deve ridursi al 5% del totale, affinché le sale risultino illuminate se viste da lontano. Perché tale attività potesse avere un’efficacia, le 42 sale in cui si suddivide il museo, devono essere indipendenti tra di loro.
Perciò, ciascuna è stata dotata di un rilevatore di presenza che percepisce l’ingresso di visitatori e, conseguentemente, attiva l’illuminazione standard (100/150 lux sulle opere). Perché la riaccensione non avvenisse d’improvviso all’ingresso dei visitatori, ogni rilevatore attiva quella delle due sale che seguono (con un fading di tre secondi). Trascorsi cinque minuti senza rilevazione di presenze, l’illuminazione della sala torna al 5%. Quello che sembrava un problema insormontabile, ossia l’impiego di un sistema totalmente wireless (ci si prefigurava, per le succitate condizioni architettoniche, di dover portare il segnale di controllo via cavo ad ogni piano, se non addirittura a più gruppi di sale per piano, e poi provvedere alla gestione degli apparecchi via etere stanza per stanza), grazie all’impiego dei sistemi Casambi si è rivelata una soluzione efficace e semplice da realizzare. Sin dal primo test, che è consistito nell’impiego di cinque nodi allocati uno per piano, la rete ha da subito funzionato con un segnale forte e pulito, dal primo al quinto livello dell’edificio, senza ricorso ad amplificatori di segnale o altri accessori. La rete mesh generata da ogni proiettore a binario, piuttosto che dagli apparecchi di servizio a parete, dislocati per tutto il museo, era tale da raggiungere ogni punto, anche tra un piano e l’altro (grazie ai vani scala con apparecchi dotati di device Casambi). Questo progetto sarà oggetto di un case history che illustrerà a realtà omologhe i grandi benefici derivanti da questo tipo di soluzione. Oltre al risparmio energetico, assai più rilevante del semplice passaggio alla tecnologia a LED, l’affidabilità e l’aspettativa di vita delle apparecchiature va ben oltre il monte ore dichiarato considerando un funzionamento a pieno regime.
Abbiamo voluto un sistema aperto, per cui sempre più soluzioni di terzi si affiancano alle proposte della stessa Casambi, ampliando gli strumenti utili alle tante necessità di progetto. Abbiamo amato in modo particolare questo progetto perché, di fronte a problematiche esistenti e imprenscindibili, in maniera semplice e conclusiva, si sono risolte questioni capitali che faranno scuola per molte realtà analoghe: un’operatività quanto più economica possibile di un impianto inevitabilmente energivoro (10.000mq di superficie illuminata), attraverso una gestione semplice e intuitiva, alla portata dei gestori del museo (nessun bisogno di tecnici specializzati in software di gestione come per esempio il DALI) e da ultimo, ma non meno rilevante, un’importante contributo alla salvaguardia del patrimonio artistico attraverso un più oculato e ridotto irraggiamento delle opere.